I perché dell'affido più osteggiato
Un riflessione ancora sulle ragioni dei padri in merito alla questione dell'affidamento dei figli in caso di separazione dei coniugi. Affidare, vi si dice, ad uno solo dei due genitori un bambino vuol dire privarlo di qualcosa di molto importante per la sua crescita, ottenendo soprattutto l'effetto di acuire le lacerazioni tra i due ex coniugidi Silvio Pammelati
I temi cari ad alcune associazioni (vedi Telefono Rosa) dei casi limite di violenza, sciagure, stragi e delitti (nel cui ambito viene sempre dimenticato l’infanticidio che è attuato in oltre l’80% da genitrici, ma poco importa), e della divisione dei genitori in due comparti stagni ben divisi e quasi in "naturale" contrapposizione tra loro, può darsi abbiano semplicemente l’obiettivo di fuorviare il progetto di legge 66 dell'affido condiviso; sicuramente non hanno alcuna attinenza con essa nè coi connessi problemi dei bambini.
Il problema principale è spesso quello di intendersi su cosa significa dare priorità agli interessi del bambino. In una rete fitta di prescrizioni legislative e di pratiche giurisprudenziali sempre più complesse, infatti, quella che si va delineando è la tendenza a divaricare in modo sempre più netto l’interesse teorico, astratto del bambino in generale, di cui certi operatori parlano, da quello concreto.
Mi spiego meglio. E’ chiaro a tutti coloro che non si alimentano dei disagi dei bambini ma che da genitori si tolgono il cibo di bocca per loro che il problema più grande del figlio di separati oggi è quello della previsione dell’affido monogenitoriale, innaturale forma che può essergli discrezionalmente imposta escludendolo dall’uno o dall’altro suo genitore senza che sia stata appurata alcuna inadeguatezza dell’uno o dell’altro (nulla importa se sia la madre o il padre)
La suddetta previsione per legge ha diverse conseguenze:
Stimola, per varie ragioni, la crescita delle separazioni ovvero dei fallimenti delle famiglie di cui il primo che soffre è "il bambino per cui la famiglia è tutto".
Incentiva la conflittualità tra i genitori comportando in alcuni casi una lunghezza incredibile dei processi e delle decisioni sul bambino.
Avallando l’idea che il bambino sia un premio in palio, invoglia il suo uso come merce di scambio e altri dei peggiori atteggiamenti di genitori e avvocati.
Favorisce la latitanza e scoraggia la presenza ostacolando proprio quei genitori attenti e amorevoli che potrebbero essere da esempio ad altri ma che avendo il "torto" di impegnarsi e di volersi impegnare con la continuità di tempo e di cure che i figli gli chiedono sono quelli sin dall’inizio più facilmente ricattabili dalla controparte (certi avvocati) sul piano economico affettivo.
Sono questi i problemi con cui ci si deve scontrare ogni giorno nell’incrollabile tentativo di difendere i propri figli dalla legge odierna. L’avversità è a questa legge che rende possibile l’affido esclusivo che priva decine di migliaia di figli minori dai loro genitori anche se perfettamente idonei: una legge cattiva e da cambiare. A breve sarà votata in Aula una nuova e attesa legge, la 66, che porrà fine a questo abominio.