La Toscana in piazza contro la Finanziaria
Un po' tutta la regione ha risposto mobilitandosi nello sciopero generale del 30 novembre indetto dai sindacati confederali contro la legge Finanziaria. Come sempre però la parte del leone l'hanno fatta Firenze ed i distretti industriali. A manifestare nel capoluogo toscano sono stati in trentamila...di Marina Bergamin
Trentamila le persone in piazza Strozzi a Firenze, per protestare contro la Legge finanziaria 2005 e la ventilata riforma fiscale del governo Berlusconi. Ma l'adesione allo sciopero generale dello scorso 30 novembre è stata, secondo il sindacato, almeno dell'85%.
Insomma i signori Rossi, ai quali a conti fatti andrebbero circa 175 mila euro all'anno di risparmi fiscali, protestano contro il governo, ed in particolare contro il premier al quale, se la riforma passasse così com'è, andrebbero risparmi per ben 225.000 euro l'anno.
I lavoratori hanno dunque risposto all'appello allo sciopero generale dello scorso 30 novembre proclamato da Cgil Cisl Uil ma anche dall'Ugl, sindacato vicino alla compagine governativa. Partiti da piazza San Marco, hanno raggiunto piazza Strozzi per il comizio conclusivo. Già prima del trenta, tuttavia, la Toscana aveva mandato un forte segnale al governo, grazie ad un'alleanza tra Anci Toscana e Cgil Cisl Uil regionali.
"Se la Finanziaria non verrà cambiata profondamente, - commentato Luciano Silvestri segretario generale della Cgil Toscana - i tagli previsti nella manovra avranno effetti pesanti sulla tenuta della rete dei servizi essenziali, sul livello degli investimenti e sul rinnovo dei contratti di lavoro".
E così, nella giornata del 25 novembre, cinque giorni prima dello sciopero generale, si è indetta un'inedita manifestazione, alla quale hanno aderito anche la Regione, le Provincie e le Comunità montane: dieci assemblee, una per capoluogo con tutti i sindaci e i presidenti di provincia, e una manifestazione regionale a Firenze.
Le Amministrazioni comunali, durante la giornata, hanno interrotto per un breve periodo l'illuminazione pubblica, "un gesto simbolico, - è stato detto - quasi a prefigurare le possibili conseguenze di una manovra che sta stringendo il cappio intorno allo Stato sociale".