Elba fuori moda?
C'è una crisi dell'industria turistica elbana? Sono in molti a temerlo, quantomeno a ipotizzare un trend negativo destinato a confermarsi nei prossiumi anni. Tra costoro ci sono anche gli imprenditori del settore che hanno parlato di un Elba ormai... passata di moda. Certamente si sente la necessità che qualcosa cambi, che nuove idee e soprattutto un nuovo modo di gestire l'Elba si facciano stradadi Giuseppe Coluccia
Forse conviene chiarirsi le idee su cosa s'intenda per crisi del turismo elbano. Il presidente degli albergatori, per esempio, ha sostenuto la tesi, un po' autolesionisticamente, di un modello turistico elbano passato di moda. Ci sia detto cos'è che va di moda? E perché siamo passati di moda e cosa fare per essere di moda; le domande si rincorrono senza che si dia una risposta ad affermazioni così perentorie e forse poco suffragate da un'analisi scientifica di cosa sia effettivamente oggi il mercato turistico globale e di quali enormi opportunità per l'Isola può derivare da esso. La risposta, anche se non fa male ribadirlo, non può essere solo l'ennesimo elenco delle disfunzioni e dei disservizi che annualmente verifichiamo ad ogni chiusura di stagione e la conseguente richiesta d'interventi ad hoc: ormai sappiamo tutti che l'eccessiva concentrazione del turismo in Agosto, non solo mette in crisi il sistema Elba da un punto di vista dei servizi e delle infrastrutture, ma è per certi versi distruttiva dell'immagine turistica che vogliamo invece vendere. E' un mese dove tocchiamo il massimo di presenza e sovraffollamento e conseguentemente il massimo di disservizio (si è superato ormai il limite massimo di ricettività?) e chi viene trova un contesto turistico che contraddice clamorosamente l'idea originaria con la quale aveva deciso di scegliere un'isola per passare le sue vacanze; l'idea cioè di un luogo ancora allo stato naturale, con spazi vergini, acque e spiagge libere e agibili, una mobilità ed una comunicabilità con il territorio agevole e piacevole, fatta di relazione sociale e culturale. C'è da chiedersi se questo modello, il così detto "tutto esaurito" e di massa, alla "Riminese", dovesse estendersi per tutti i 5/6 mesi potenzialmente validi per il turismo elbano, cosa succederebbe. Le conseguenze nel giro di qualche anno sarebbero micidiali per l'isola e per le caratteristiche che la rendono un luogo unico ed esclusivo nel panorama delle isole minori del mediterraneo. Si pone forse un problema di compatibilità ambientali e strutturali da affrontare nel prossimo presente e futuro, non tanto con divieti e obblighi, ma con incentivi e disincentivi? Non dobbiamo pensare che i rischi all'ambiente ed all'immagine turistica, vengano solo dalle economie industriali; anche un certo tipo di turismo, nella sua parte più spregiudicata ed aggressiva, quella maggiormente legata agli aspetti di un'economia finanziaria speculativa e di rapina, quella che pensa di sfruttare senza regole e vincoli il territorio e le bellezze naturali, sono veri nemici del turismo, dell'Elba e del suo futuro. Oggi, la tendenza preminente nell'offerta globale del mercato turistico è l'affermarsi, attraverso i grandi operators, di un'omogeneizzazione e standardizzazione dei modelli di consumo turistico, oasi consumistiche superdotate di servizi, come fossero dei smk "usa e getta", calate dall'alto sul territorio.
RIPENSARE O MIGLIORARE IL MODELLO ELBA?
Ora se questo non è il modello al quale si vuol tendere è giunto il momento di scegliere, anche perché nella logica del mercato globale si sopravvive se si riesce a presentare un prodotto "soggiorno turistico" caratterizzato da valori aggiunti che lo facciano distinguere nella gran massa delle offerte turistiche. La domanda è appunto questa: il modello Elba ha le distintività, cioè quei cosiddetti valori aggiunti necessari per potersi confrontare con questo mercato globale, con una concorrenza che gli viene da tutto il pianeta ed in una competizione dove la regola egemone è, sì quella del massimo profitto, ma a prescindere da.... dai diritti della natura, dell'ambiente e delle persone, dove vince chi sa adeguare la propria offerta in termini solo di margini e convenienza, ma con scarsità di contenuti e di qualità dell'offerta. Quello di cui parlo non è un problema di tecniche di promozione e/o di marketing, è qualcosa che viene prima, riguarda i contenuti della proposta turistica che offriamo. Sta tutta qui la decisione da prendere all'Elba: con quale modello intendiamo proporci nel mercato turistico globale. Il modello Elba è passato di moda, allora a che cosa si pensa per il futuro? Ma è proprio vero che è passato di moda. I dati della stagione, da una parte risentono certo di una stagnazione generale dei consumi e di una riduzione del potere d'acquisto della "classe media", quella che fa solitamente più turismo e questo si è risentito sui fatturati aziendali, dall'altra dell'aumentata concorrenza planetaria, che ha rosicchiato le presenze, specie quelle dei mesi di bassa stagione (anche la mancanza di ponti quest'anno ha pesato sulle presenze). Penso comunque che il modello Elba regge meglio di altri a questo urto. Allora prima di liquidarlo proviamo a farne emergere le distintività e le potenzialità tuttora inespresse o in qualche caso congelate, se non mortificate. In effetti, i livelli fino ad oggi raggiunti dal modello attuale sono notevoli ed elevati ed hanno consentito di far fronte a varie crisi congiunturali del turismo nazionale ed internazionale. Se vogliamo comunque rivedere il modello di consumo turistico elbano dobbiamo partire da ciò che abbiamo e su questo innestare processi di miglioramento, innovazione ed ottimizzazione con l'obiettivo di mantenere ed estendere le attuali quote di mercato. La domanda c'è ed è enorme. Ma non credo si possa pensare di fare questo senza selezionare in modo proficuo questa enorme domanda, se non vogliamo perderci e scomparire in essa, attraverso una posizione chiara della nostra offerta. Non possiamo avere la pretesa di soddisfare tutti i tipi ed i contenuti di una così vasta domanda turistica, per i limiti oggettivi che abbiamo.
UN TURISMO ECOCOMPATIBILE E DI QUALITA'
Ecco perché dico che bisogna scegliere. Individuare un target di clientela turistica che porti a raggiungere quegli obiettivi che abbiamo definito di "turismo ecocompatibile": un flusso turistico che consenta un allungamento equilibrato della presenza turistica all'Elba, senza picchi di superaffollamento, poiché questi ci portano un aumento dei costi, pubblici e privati, disservizi e pubblicità negativa; una compatibilità e sostenibilità ambientale dei flussi pensando a regolamentarne l'accesso, quando vi fosse un'eccessiva e sproporzionata presenza; un'adeguata rete di servizi, pubblici e privati, che riducano l'uso sproporzionato e incompatibile di territorio, con spreco di risorse e degrado ambientale terrestre e marino; elevare la qualità del soggiorno offrendo non solo buoni servizi ed ospitalità, ma riducendo quei fenomeni di molestia alla persona ed alla natura legati all'inquinamento ambientale, igienico, acustico/sonoro, in terra ed in mare. Si badi bene, è necessario pretendere che il turista sia trattato, nelle strutture ricettive, come un'ospite, al quale apprestiamo tutte le cure necessarie per assicurargli un soggiorno tranquillo, rilassante ed anche emozionante. Coerentemente a quello che gli è stato venduto e che lui si aspetta di trovare. E qui entrano in gioco la professionalità e la serietà degli operatori turistici, la qualità del personale di servizio; interpretando al meglio le aspettative del turista e adeguando i propri servizi in modo conveniente e qualitativamente proporzionato (la formazione operatori-imprenditori e l'addestramento del personale è fondamentale). Entrano in gioco anche le amministrazioni pubbliche che dovrebbero poter investire di più sul territorio (finanza locale permettendo), sia sulle infrastrutture (ci sono ancora località turistiche non servite da adeguate infrastrutture di servizio), sia sulle reti fognarie e di depurazione, sia sui servizi di pulizia e d'igiene, sui controlli e sulla sicurezza pubblica, sugli arredi ed i servizi delle aree pubbliche, verso le spiagge ed i litorali, verso i centri storici, verso i beni storico/culturali, ecc. Queste ultime cose elencate, devono far parte delle "normali" politiche imprenditoriali e delle amministrazioni pubbliche, di quelle località che ambiscano a fare oggi un turismo di qualità. Riconoscendo essenziale quanto si è detto, necessità comunque individuare quel di più che renda l'offerta esclusiva ed unica, quel di più che rappresenta un valore aggiunto, un cosiddetto vantaggio competitivo che l'Elba ha e deve saper promuovere.
IL VALORE AGGIUNTO E LA DISTINTIVITA' DELL'ELBA
Quel di più che dobbiamo riconoscere è quello di chi ha visto e vede nell'Elba e nell'Arcipelago "un insieme di valori universali", un contenuto che eleva questa realtà al di sopra di molte realtà territoriali simili (non siamo la sola isola del mediterraneo), un valore che la rende esclusiva ed unica e per questo appetibile e visitabile. Questo valore è la straordinaria ricchezza del patrimonio naturale e culturale che possiede, la bellezza ed integrità ambientale e paesaggistica dell'Elba e dell'arcipelago, del suolo, del sottosuolo e del mare; della storia e cultura delle sue comunità; delle tradizioni e vestigia dei tempi passati; dei suoi ritmi di vita e delle subculture locali; dei dialetti, delle cucine e dei suoi piatti, dei prodotti e delle sue colture tipiche. Se riconosciamo che questo è il vero valore aggiunto che ne determina una distintività rispetto all'insieme, quel di più che ci può far vincere oggi e tanto più nel futuro, allora dobbiamo esserne gelosi custodi, promuovere intorno a questo scopo la consapevolezza e la responsabilità di tutti governanti e governati. Il modello turistico Elbano può avere più competitività, se riconosce in questo patrimonio, nella sua integrità e nei suoi valori universali, il "core business" della sua offerta. E' questo il modello di moda oggi che deve essere reindossato. Chi in questi anni avesse pensato che abbassando i costi di gestione ed elevando i prezzi nei momenti di forte domanda, si mantenessero i margini di guadagno e ci si potesse accontentare di quello che passava il convento (il mercato spontaneamente) per pareggiare i conti, ha fatto un errore.
L'OCCASIONE MANCATA E LA PARALISI DEL PARCO
Per mantenere e valorizzare questo enorme patrimonio, con i suoi valori universali, è stato istituito (dal governo dell'Ulivo nel 1995) il Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano. Nella recente discussione sulla crisi del turismo nessuno, nemmeno l'associazione albergatori, ha colto questo nesso-opportunità. Sembra che si voglia rinunciare a mettere in campo le opportunità che possono, anche per il turismo, venire da questa struttura. Si parla, a ragione, di promozione e pubblicità del modello Elba, trascurando la forza e la potenzialità che il messaggio veicolato dal Parco Nazionale, questo si, marchio di qualità, ha e potrebbe avere sul mercato turistico globale. A questo Ente era stato affidato il compito di mantenere e ridefinire in termini progettuali il futuro dell'isola d'Elba e del resto dell'Arcipelago, partendo proprio dal riconoscimento formale attestatogli dalla istituzione del PNAT di valore universale di questa parte di mare e del territorio nazionale, da tutelare e salvaguardare. A questo attestato, negli anni se ne sono aggiunti altri e d'altri enti scientifici prestigiosi di fama mondiale, riferiti agli inestimabili valori racchiusi nei giacimenti del sottosuolo. Dobbiamo riconoscere al Professor Tanelli, primo e per ora unico Presidente dell'Ente Parco, di aver intrapreso con coerenze, costanza, innovazione e saggezza, data la presenza di consistenti forze locali ostili al parco, questa opera d'avviamento e radicamento, che è, purtroppo rimasta incompiuta e si è arenata a causa della svolta impressa dalla "gestione commissariale" voluta dal centrodestra. Sono anni ed occasioni perse, per rinunce e ritardi colpevoli, dovuti all'immobilismo ed alle politiche demagogiche svolte dal centrodestra e da chi gli ha fatto da sponda politica a questa situazione di paralisi, avvalendosi di consulenze d'appoggio varie e pseudo associazioni ambientali, più poltronaie che benemerite. E' stata portata avanti una politica di ridimensionamento del Parco; si è pensato di ridisegnare i confini non per meglio configurali rispetto a criteri di tutela e promozione, ma per solleticare richieste particolari e clientelari da quelle forze che mal sopportano di doversi confrontare con questa nuova realtà. Si è andati incontro alle spinte più deleterie di certe forze ed interessi locali per rimuovere il ruolo d'ente regolatore delle attività sul territorio, demagogicamente derogando ai divieti (far cacciare dentro il parco) o assumendo iniziative (aree marine, piano e regolamento del Parco), in un contesto d'illegittimità politica, contrattando singolarmente senza una visione d'assieme e unitaria con tutte le istituzioni democratiche, riducendo le altre isole ed aree del parco alla stregua di riserve private, per visite privilegiate. L'alienazione delle aree minerarie, poi rientrata, è stata la ciliegina sulla torta e l'emblema della cultura rozza e irrispettosa delle comunità locale e del territorio, che anima ed ha animato il centrodestra elbano.
RILANCIARE IL RUOLO DEL PARCO SCONGELANDOLO DALLA GESTIONE COMMISSARIALE
Questo è il frutto della politica portata avanti dal centrodestra, che privato di ruolo e di peso il Parco, non consentendone la nomina del Presidente e del Direttivo, congelando la Comunità dl parco e mantenendolo in una svilente gestione commissariale, ha condotto a questa situazione di paralisi il PNAT, facendo perdere varie occasioni ed opportunità per fronteggiare con un mezzo potente com'è l'Ente i problemi dello sviluppo dell'Elba. Si è mancato clamorosamente a quello scopo e finalità che la legge assegna al Parco, non solo di tutelare la ricchezza del territorio e del patrimonio naturale, ma di promuovere uno sviluppo sociale ed economico secondo una nuova visione che ne valorizzasse a pieno le risorse locali. Questa è l'occasione mancata, che mi fa dire, che, se il modello turistico elbano non si avvale di questo "di più", di questo valore aggiunto, bene universale, tutelato dal Parco, riconoscendo al Parco, attraverso i suoi strumenti di pianificazione, d'iniziativa e d'intervento sul territorio questo, allora sì che l'Elba non sarà più di moda e saranno perse altre opportunità. Se si cambia registro si è ancora in tempo. Primo passo deve essere quello di ridare all'Ente la pienezza dei suoi organismi. A questa domanda deve una risposta alla società elbana, il centrodestra, o almeno le forze più sensibili di esso (i Sindaci Bosi e Martini, che per il loro ruolo istituzionale, sono sembrati i più sensibili ad una politica di collaborazione istituzionale), quelle che non condividono le posizioni estreme e di scontro istituzionale, portate avanti dal Ministero dell'ambiente e da AN; Forza Italia, UDC rivedano il loro atteggiamento in modo responsabile, riaprendo un confronto istituzionale che porti ad una situazione di piena legittimità politica e democratica l'Ente parco. Da parte del centrosinistra ci sarà senz'altro disponibilità e collaborazione. Sia le forze imprenditoriali serie, sia le forze politiche e sociali locali, insieme alle amministrazioni pubbliche, che sono le vere garanzie democratiche sul territorio, devono sentire questa responsabilità ed elaborare le politiche più idonee e positive, poiché i rischi che si corre sono notevoli.