L'Elba per i Saharawi
L'isola ha confermato la sua amicizia con il popolo Saharawi. Nei giorni scorsi infatti l'Elba ha organizzato una settimana di accoglienza per dieci bambini di questa etnia, ma soprattutto i Comuni elbani elbani hanno sottoscritto il Patto di amicizia con questo popolo che, di fatto, vive in esilio dopo che i suoi territori, nel 1975, furono occupati dal MaroccoSono giunti all'Elba nella giornata di lunedì 16 agosto e sono rimasti sull'isola fino al 24 agosto, Stiamo parlando di dieci bambini africani, Saharawi, che, accompagnati da un adulto, sono stati ospiti degli otto Comuni elbani che a turno hanno organizzato per loro momenti di divertimento e di riposo. Si è dunque ripetuta anche quest'anno l'accoglienza ai bambini Saharawi, il popolo che da quasi 30 anni è costretto a vivere nelle tendopoli dei campi profughi del deserto algerino, a causa dell'occupazione marocchina del loro paese (Sahara Occidentale).
Insieme all'ospitalità, si è tenuta all'Elba anche l'annuale Giornata regionale per il Popolo Saharawi, promossa e organizzata dalla Provincia di Livorno e dal Comune di Portoferraio. Erano presenti amministratori e gonfaloni dei Comuni e delle Province toscane gemellate con le realtà saharawi.
Nell'occasione i Comuni elbani hanno anche sottoscritto il Patto di amicizia con i comuni saharawi. Un atto che per la prima volta ha coinvolto sei comuni dell'isola, mentre Rio Elba e Rio Marina hanno dovuto solo confermarlo in quanto lo avevano già stipulato parecchi anni fa. Con il patto di amicizia, i Comuni si impegnano ad aiuti umanitari (soprattutto alimentari e sanitari), a far conoscere la cultura saharawi e a sostenere le richieste politiche del popolo profugo.
Ricordiamo che i Saharawi furono costretti nel 1975 ad abbandonare il loro territorio, nel Sahara Occidentale, dopo che venne occupato dal Marocco. Hanno così trovato rifugio ed esilio nel deserto algerino, in una situazione però difficile e precaria, nell'attesa di un referendum di autodeterminazione che stenta a concretizzarsi, costringendo la popolazione a vivere in uno stato di insicurezza e continua sofferenza, in una regione, come il Maghreb, attraversata da varie tensioni politiche e sociali. Ciò nonostante, il popolo Saharawi è determinato a rivendicare il proprio diritto alla libertà utilizzando solo la via della diplomazia.
Tra le autorità intevenute si segnalano Franco Franchini (presidente del Consiglio provinciale), Roberto Peria (sindaco di Portoferraio), il senatore Francesco Bosi (sindaco di Rio Marina e sottosegretario alla Difesa), Manola Guazzini (coordinatrice Tavolo regionale saharawi), Luciano Guerrieri (assessore provinciale), monsignor Giovanni Santucci (vescovo Massa Marittima e Piombino). Per la Repubblica Araba Saharawi Democratica era presente il governatore Jumani Nemaa.
E' stato infine anche approvato un ordine del giorno, rivolto alle autorità Onu, europee ed italiane, in cui si chiede un deciso intervento teso a dare compimento al Piano di Pace dell'Onu, che prevede lo svolgimento del referendum di autodeterminazione del popolo. Un passo decisivo per l'indipendenza e la libertà saharawi, che il popolo attende dal 1991, quando, rinunciando all'uso delle armi, ha scelto di affidarsi alla via della nonviolenza e del diritto internazionale.