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Elba Oggi Settimanale di attualità e cultura dell'Isola d'Elba
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Registrazione Tribunale di Livorno n° 682 del 26 Febbraio 2001
Direttore Responsabile: Francesco Oriolo
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Porti, per la Faita occorre cambiare rotta
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La Faita, l'associazione dei gestori dei campeggi elbani, interviene su un tema che le è caro. Si tratta della questione del porto commerciale di Portoferraio per il quale si prevedono grossi interventi di ampliamento. Ma non è questa la strada secondo la Faita per la quale sarebbe meglio decongestionare il capoluogo sviluppando altri porti dell'isola
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di Alberto Sparnocchia *
Apprendiamo dalla stampa locale che una nota società romana si è aggiudicata una gara per l'affidamento di importanti lavori sul porto di Portoferraio. Tali lavori, tra l'altro, porteranno alla realizzazione di due enormi piazzali, per complessivi 7.000 mq. Uno di questi piazzali verrà costruito riempiendo un tratto di mare compreso tra la banchina di alto fondale e il Molo Massimo, che sarà allungato di 50 metri.
Dunque, scomparirà la Calata Italia, per far posto ad un grande piazzale per le manovre di auto, pullman e camion. In verità, non è la prima volta che Portoferraio subisce affronti di questo tipo. Si cominciò negli anni sessanta con la costruzione, in una cornice cinquecentesca, di due veri e propri "capolavori" dell'architettura moderna: il "residence" e il "grattacielo".
Si proseguì poi, nel decennio successivo, con la definizione di una pianificazione urbanistica dissennata che, anziché assicurare a Portoferraio un naturale ed equilibrato sviluppo lungo il litorale, previde l'edificazione di quartieri dormitorio nelle zone umide dell'Albereto e la costruzione di imponenti capannoni artigianali con vista mare, nella zona delle Antiche Saline.
Tutto questo avvenne con il consenso pressoché generale. Così come generale è adesso la convinzione che si trattò, in entrambi i casi, di due grossi errori di politica urbanistica. Ora, nel silenzio di tutti, ci informano che importanti opere dovranno essere eseguite sul porto, per renderlo più "europeo" e più moderno, e che l'esecuzione di queste opere comporterà inevitabilmente il riempimento con il cemento di altri tratti di mare.
Non che il porto non abbia necessità di essere reso più confortevole. Da pochi anni infatti abbiamo, finalmente, un ufficio informazioni decoroso ma mancano ancora sale di attesa, servizi igienici, depositi bagagli, ecc. Tuttavia, l'ammodernamento del porto, secondo noi, non lo si può ottenere sottraendo di nuovo porzioni di mare a questa città, ma programmando servizi più efficienti per l'utenza.
Si parla sempre di rispetto dell'ambiente, noi operatori turistici cerchiamo di fare di esso il fiore all'occhiello delle nostre campagne promozionali, l'Elba è addirittura sede di un importante Parco Nazionale ma... ancora c'è chi pensa che modernità significhi fare delle colate di cemento in uno dei porti naturali più belli del Mediterraneo! Dunque, si pone innanzitutto un evidente problema di impatto ambientale.
In secondo luogo, l'abbiamo già scritto altre volte, la concentrazione su Portoferraio della quasi totalità del movimento dei traghetti, implica grossi problemi di inquinamento e di traffico, che sono sotto gli occhi di tutti nel periodo estivo, specie in certi periodi e in certe ore. Per questo, sarebbe opportuno finanziare studi, ricerche che ci permettano di capire se e come è possibile prevedere e sviluppare altri poli portuali all'Elba, in modo da decongestionare il movimento su Portoferraio.
Una soluzione di questo tipo, sicuramente, implicherebbe pure problemi di viabilità; del resto le strade si trovano oggi in un tale stato di abbandono e trascuratezza che in questa occasione si potrebbe forse cercare di avviare a soluzione anche questa questione. Infine, non si può non considerare il fatto che Portoferraio sopporta tutti i disagi del movimento portuale estradale, con i conseguenti inquinamenti, confusione, ecc. senza ricavarne sostanzialmente alcun vantaggio (ci sarà pure un motivo se Porto Azzurro non vuole più i traghetti e Marciana Marina si è ribellata alla sola ipotesi di attivazione di una nuova linea di collegamenti con Piombino).
Non c'è più nemmeno la compagnia portuali, i cui introiti rappresentavano comunque un piccolo sollievo per l'economia della città. Riteniamo dunque che amministratori e politici dovrebbero ben valutare le conseguenze di scelte che finirebbero col portare ad un ulteriore aggravamento delle condizioni del nostro principale scalo marittimo. E dovrebbero intervenire nelle sedi più opportune, ognuno assumendosi le proprie responsabilità, per impedire che un nuovo scempio si compia ai danni dell'antica città di Cosimo.
* Presidente Faita - Gruppo gestori campeggi Elba
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