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Elba Oggi Settimanale di attualità e cultura dell'Isola d'Elba
Direzione, Redazione e Amministrazione: info@elbaoggi.it
Registrazione Tribunale di Livorno n° 682 del 26 Febbraio 2001
Direttore Responsabile: Francesco Oriolo
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Cinghiali: sarebbero un flop le braccate
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Sarebbero in realtà poco confortanti i dati sugli abbattimenti di cinghiali, negli ultimi mesi, all'interno del Parco, e confermerebbero che i cacciatori non vogliano ridurre in modo significativo la popolazione degli ungulati all'Isola d'Elba.
La denuncia viene dalle associazioni ambientaliste secondo le quali, dopo gli illusori risultati di dicembre, le squadre per la caccia al cinghiale avrebbero strategicamente deciso di diminuire la pressione venatoria. Insomma, sembra si voglia mantenere un numero di cinghiali tale da garantire una caccia facile.
"Questo comportamento - commentano Legambiente, Wwf, Italia Nostra e Lipu - mette a rischio le attività agricole, la salvaguardia delle altre specie animali, la flora protetta e la stessa sicurezza pubblica".
Secondo le associazioni i numeri parlano chiaro:
a dicembre (su 7 giornate) la media dei cinghiali abbattuti in una giornata di caccia è stata di 28,14, con una presenza media di 170 cacciatori; nel mese di gennaio (su 9 giornate), 19,56 è stata la media dei capi abbattuti con una presenza media di 139,44 cacciatori; a febbraio (su 7 giornate), la media è di 5,43 abbattimenti con una presenza media di 56,57 operatori. I cinghiali abbattuti sono stati 197 a dicembre, 176 a gennaio e, una quarantina a febbraio. Confrontando i dati del mese di dicembre con quelli di febbraio, per lo stesso numero di giornate di caccia (7) si nota che i capi abbattuti sono diminuiti dell'80% circa. Questo come diretta conseguenza della clamorosa diminuzione dei cacciatori che hanno partecipato alle battute (-67%).
"E' evidente - sottolineano gli ambientalisti - che le squadre di caccia al cinghiale stanno boicottando gli abbattimenti nel Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano tanto da arrivare al punto di far mancare il numero minimo di partecipanti alle battute così da impedire che queste vengano realizzate."
"Questo comportamento appare inspiegabile, infatti, a fronte di 356 cacciatori autorizzati dall'Ente Parco per gli abbattimenti nell'area protetta, è difficile credere che non si riesca a raggiungere il numero minimo di 20 cacciatori per effettuare la battuta".
"Se invece, come sostengono le Associazioni venatorie, la disponibilità dei cacciatori è limitata per motivi lavorativi, in quanto si tratta di attività di volontariato (teoria poco credibile se si pensa che molti cacciatori sono pensionati), è necessario che il Parco ne prenda atto e definisca da subito un massiccio piano di trappolamento e di abbattimenti mediante l'utilizzo di personale istituzionale".
"La collaborazione tra Parco e Associazioni venatorie per il controllo della popolazione del cinghiale, come è accaduto nel recente passato, si sta trasformando in un nuovo fallimento. Infatti, a fronte del protrarsi delle segnalazioni di danni alle colture, è evidente come il numero minimo di abbattimenti (500 cinghiali) nel Parco, previsto dall'accordo cacciatori Pnat, risulti insufficiente. Sarebbe necessario andare oltre, invece i cacciatori con tutta probabilità non centreranno neanche questo obiettivo minimo".
"Da rilevare poi - evidenziano ancora gli ambientalisti - che anche per gli abbattimenti fuori dall'Area Protetta ci sono gli stessi problemi. Siamo arrivati al paradosso che, pur in presenza di un'emergenza cinghiali, gli abbattimenti fuori dal Parco nella stagione venatoria 2002 - 2003 sono diminuiti rispetto agli anni passati".
Il confronto con gli ungulati abbattuti nel Parco, anche considerando la differente estensione dei territori, è indicativo: meno di 300 cinghiali abbattuti fuori, 411 dentro il Parco. Se non si interviene anche al di fuori dell'area protetta c'è il rischio che tali territori diventino zone di ripopolamento per particolari territori del Parco".
"Potrebbe essere questo l'obiettivo dei cacciatori visto che da un lato diminuisce la loro propensione a cacciare fuori Parco, mentre nelle stesse zone si registrano massicce pasturazioni agli ungulati con l'intento di sostenerli, dall'altro aumentano le pressioni per cacciare nel Parco".
Le Associazioni ambientaliste e i coltivatori chiedono quindi che Parco e Provincia di Livorno, predispongano subito "un'efficace campagna di trappolamento sia dentro che fuori Parco, coinvolgendo nella gestione dei chiusini anche gli agricoltori, le cui richieste in tal senso sono state ignorate finora, e nel contempo si realizzi un massiccio piano di abbattimenti effettuati dalla Polizia Provinciale e dal Corpo Forestale dello Stato, così da avviare davvero a soluzione l'emergenza cinghiali e garantire la sicurezza dei cittadini ed il mantenimento delle attività agricole".
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