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Elba Oggi Settimanale di attualità e cultura dell'Isola d'Elba
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Registrazione Tribunale di Livorno n° 682 del 26 Febbraio 2001
Direttore Responsabile: Francesco Oriolo
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Legambiente: dossier mucca pazza
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"La diffusione della Bse può passare anche per un pastificio. Lo dimostra uno stabilimento in provincia di Cremona, dove centinaia di suini sono stati ingrassati coi residui di lavorazione della carne usata per i ripieni di ravioli e tortellini".
La denuncia viene da Legambiente che, in questi giorni in cui il problema sta tornando drammaticamente, ricorda senza mezzi termini come ci sia purtroppo chi con l'emergenza sanitaria si arricchisce.
"La criminalità organizzata - spiega Roberto Della Seta, portavoce di Legambiente - ha saputo in questi anni approfittare dell'allarme mucca pazza riuscendo ad infiltrarsi in tutte le fasi della filiera alimentare, dall'allevamento allo smaltimento dei residui di macellazione, vanificando spesso le precauzioni contro i rischi di contagio".
Il Cigno mette anche in evidenza come i casi siano tanti e variegati e fa alcuni esempi:
A Cremona, i carabinieri del Nas hanno sequestrato l'anno passato due capannoni industriali attrezzati per produrre mangimi risultati positivi per la presenza di farine animali: oltre mille le tonnellate di materie prime mangimistiche messe sotto sigillo. A Brescia vengono sequestrate 1.600 tonnellate di mangimi arricchiti con farine di pesce. A Caivano, in provincia di Napoli, viene sequestrato un capannone industriale in cui erano stati stoccati, abusivamente, oltre 100 quintali di strutto e sangue, per un valore di circa 2 miliardi di lire. Ad Acerra (ancora in Campania) viene sequestrata dal Noe un'industria di lavorazione e produzione di mangimi e farine animali nella quale vengono rinvenuti contenitori con sangue animale e due pallets di farina di emoglobina animale. In provincia di Ragusa infine i carabinieri del Nas sequestrano un vero e proprio mangimificio clandestino con 770 tonnellate di mangime, ovviamente "trattato" con farine animali. "Pasciuti con questo ben di Dio - commenta Legambiente - gli animali vengono trasportati al macello. Molto spesso però qualcuno si premura di far perdere le tracce della provenienza delle bestie. Sono migliaia i capi sequestrati in tutta Italia perché sprovvisti delle cosiddette 'marche auricolari' che indicano la provenienza dell'animale e della certificazione sanitaria che deve accompagnarlo. Come per i passaporti o i documenti di identità, esiste infatti di un vero e proprio traffico di queste marche spesso connesso all'importazione illegale di bovini provenienti dall'estero".
Gli ambientalisti segnalano an il caso più clamoroso, in un allevamento della provincia di Padova, dove, nel corso di una perquisizione, sono state rinvenute l'anno scorso 107 carcasse con 44 marche auricolari tedesche e austriache abusivamente sostituite. Altre 85 marche, di varia nazionalità, sarebbero spuntate fuori nella casa del titolare.
"Molto spesso poi - aggiunge il Cigno - di queste marche, indispensabili per avviare a macellazione gli animali, non c'è proprio traccia. Il Nas di Ragusa, ad esempio, ha sequestrato in due diverse operazioni ben 850 bovini privi di contrassegni e non sottoposti al piano di risanamento per le malattie infettive".
Arrivando poi, con o senza certificati di vaccinazione, al macello ci si rende conto della presenza di... mattatoi clandestini. Anche in questo caso, nella denuncia di Legambiente, la Campania sembra essere la regione più esposta. Nel gennaio del 2000 nel territorio di Villa Literno Noe e Nas sequestrano un macello clandestino di 400 metri quadrati al cui interno, in pessime condizione igienico sanitarie, si trovano resti di macellazione bovina. E altri macelli clandestini vengono sequestrati a Perugia e Padova.
"Dopo la macellazione - si legge ancora nella denuncia del Cigno - i vari tagli vengono messi in commercio. Il titolare di un ipermercato di Milano è stato denunciato perché vendeva carne di provenienza irlandese etichettandola, però, come carne italiana. Tutto quello che esce dai macelli ma non può essere commercializzato va smaltito secondo rigide procedure che ci assicurano dal rischio di propagazione del morbo della mucca pazza".
Eccoci invece ai tortellini: "A Cremona, il Nas ha individuato una sorta di ciclo chiuso e illegale nella gestione dei residui di lavorazione della carne: un pastificio affida a uno stabilimento la distruzione della carne non impiegata per i ripieni; la carne in questione non viene distrutta ma trasformata in mangime; con la farina così ottenuta vengono nutriti circa 4.000 suini, allevati a ridosso dell'impianto di smaltimento".
"L'idea però più originale è quella del mattone alla mucca pazza, realizzato cioè trasformando le farine animali in materiale per la produzione di mattoni. Ma molto più spesso i resti della macellazione che veicolano la Bse sono trasformati, senza escogitare particolari trovate, in farine per l'alimentazione dei bovini. E il cerchio si chiude".
"Per scongiurare, oggi e in futuro, il rischio mucca pazza - conclude Legambiente - e tutte le patologie che derivano da forme innaturali di allevamento è necessario umentare e specializzare i controlli ma soprattutto procedere ad una sostanziale riconversione della zootecnia".
"Debbono essere migliorate le condizioni di vita degli animali, alleggerito il carico di farmaci e sostanze che stimolano la crescita; bisogna adottare protocolli che garantiscano un'alimentazione il più naturale possibile e libera da prodotti geneticamente modificati. E' quello che Legambiente, insieme a molti allevatori, sta facendo con il progetto Mangimi puliti, un protocollo appunto, a garanzia del consumatore e a tutela del produttore".
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