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Settimanale di attualità e cultura dell'Isola d'Elba
Direzione, Redazione e Amministrazione: info@elbaoggi.it
Registrazione Tribunale di Livorno n° 682 del 26 Febbraio 2001
Direttore Responsabile: Francesco Oriolo
> notizia del 08/05/2002
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news n. 0763
Cinghiali in libertà: è sempre più emergenza
"Sono il titolare di un'Azienda agricola, anche se ancora per poco." Sono le amare parole con cui si presenta per esporre il suo problema un nostro lettore. Si tratta di Antonio Rebua, titolare di una Azienda agricola di Porto Azzurro, il cui problema all'Elba è quello di molti, vale a dire l'invadenza di una quantità crescente, sull'isola, di cinghiali.
"Sono diventati i padroni di tutto il territorio - scrive il signor Rebua - e sono cresciuti così a dismisura nel numero che ormai niente più li ferma e niente li spaventa".
Tra l'altro l'esasperato imprenditore agricolo non si limita a diffondere il suo problema attraverso gli organi di informazione locali ma scrive anche una ferma lettera di protesta al Prefetto di Livorno e al presidente del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, lamentando i danni patiti e soprattutto sottolineando il fatto che non c'è risarcimento che tenga di fronte ad una tale emergenza.
Solo una pronta e radicale soluzione del problema infatti può definirsi soddisfacente per gli agricoltori elbani che vedono, fin troppo spesso, sistematicamente distrutte dagli ungulati le loro coltivazioni.
"A Porto Azzurro, nella vallata di Monserrato - dice ancora Antonio Rebua - il numero dei cinghiali è così alto che tutte le sere se ne possono contare a decine in mezzo ai campi coltivati, con i risultati che si possono immaginare. Tutti noi agricoltori siamo alle corde, mentre, cosa ancora più assurda, la legge tutela gli animali invece dell'uomo. Prenderò presto la decisione di abbandonare tutto poiché è impossibile continuare a lavorare in queste condizioni".
Uno sfogo dunque, che può essere però quello di molti, anche perché la situazione è drammaticamente vera e reale. Recandosi di notte nelle campagne elbane infatti non si tarda a rendersene contro: incontrare famigliole composte da decine di cinghiali di varie dimensioni è tutt'altro che raro e desta una indubbia inquietudine.
I danni alle colture sono sotto gli occhi di tutti. Tutto questo inoltre, come abbiamo detto più volte, si inserisce in un contesto sconcertante, iniziato nei decenni passati quando questa strana specie di cinghiale (in realtà una via di mezzo tra maiali e cinghiali) fu introdotta all'Elba con un unico scopo: quello venatorio.
Poi il problema... è sfuggito di mano e dobbiamo onestamente aggiungere che le oggettive limitazioni apportate al prelievo venatorio da parte della presenza del Parco ci hanno messo del loro. Naturalmente non è la presenza del Parco responsabile della situazione, anzi va aggiunto che l'ente negli anni passati ha cercato in tutti i modi di fronteggiare l'emergenza senza riuscirvi e senza, per altro, ricevere molto aiuto.
Si ricordi inoltre che la specie di ungulato di cui parliamo non è quella tipica di questa zona, che invece vedeva la presenza del cinghiale maremmano come specie autoctona poi estintasi da ormai molto tempo.
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