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Settimanale di attualitą e cultura dell'Isola d'Elba
Direzione, Redazione e Amministrazione: info@elbaoggi.it
Registrazione Tribunale di Livorno n° 682 del 26 Febbraio 2001
Direttore Responsabile: Francesco Oriolo
> notizia del 13/03/2004
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news n. 2359
A quasi 8000 metri d'altezza in deltaplano
Un deltaplanista ha compito una impresa davvero significativa volando a 7814 metri d'altezza, inizialmente trainato da un picoolo aereo e poi in volo libero. Ricordiamo che l'Elba ha una geografia particolarmente adatta alla pratica di questo sport, e sono molti i deltaplani che si vedono planare in estate sul mare dell'isola...
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Non è raro vedere all'Elba, nel periodo primavera estate, appassionati del volo libero lanciarsi con il deltaplano da alti promontori a strapiombo sul mare. Del resto la geografia dell'isola si presta a queste esigenze. Appassionati delle evuluzioni in deltaplano del resto vi sono anche tra gli elbani, sebbene in misura minore rispetto ai villeggianti che uniscono il riposo e la tranquilla vita in spiaggia alle avventurose planate con le ali di tela.
Per questo siamo convinti che interessi molti dei nostri lettori sapere che Angelo D'Arrigo, noto pilota di deltaplano impegnato in un ambizioso progetto ecologico, quello di seguire in volo le rotte di migrazione dei rapaci, dopo essere stato trainato fino a 7.000 metri, ha toccato in deltaplano la notevole quota di 7814 metri, un'altezza mai raggiunta con questo mezzo.
Tutto questo è avvenuto nel Lazio, sopra il Terminillo. Dopo il decollo dall'aeroporto militare di Guidonia, il deltaplano di D'Arrigo si è sganciato dal traino di un apparecchio ultraleggero ed è rientrato sulla pista di Guidonia dopo oltre due ore di volo.
L'impresa di D'Arrigo rientra in un complesso programma di test su mezzi ed attrezzature in vista del prossimo sorvolo dell'Everest. Infatti il quarantaduenne pilota siciliano ha in programma questa nuova tappa del suo progetto iniziato tempo addietro seguendo i rapaci nel Sahara ed attraverso il Canale di Sicilia e seguito lo scorso anno dalla "Siberian Migration", un volo lungo 5500 km per guidare la grande migrazione di una specie di gru in via d'estinzione, le Siberian Cranes, dalla Siberia alle rive del Mar Caspio.
Prima del test in volo sono state effettuate prove a terra, grazie anche all'appoggio della Aeronautica Militare. In una camera ipobarica del Centro Sperimentale Medicina Aerospaziale di Pratica di Mare è stata simulata un'ascesa fino a quota 13100 mt che, se è consueta per chi vola nelle cabine pressurizzate degli aerei, non lo è affatto per chi l'affronta appeso alle ali di un deltaplano, sebbene protetto da speciali tute isotermiche. L'Aeronautica Militare ha anche assistito il pilota durante il recente test in volo.
Invece, in una camera climatica dei laboratori Fiat, è stato simulato un volo a -42,5° e con 130 km/h di vento, valori molto vicini a quelli reali in alta quota. Le varie prove a terra ed in volo mirano ovviamente a sottoporre le attrezzature alle condizioni che si riscontreranno durante il sorvolo dell'Everest.
Il freddo infatti agisce sui materiali rendendoli più fragili, mentre con l'altitudine e la rarefazione dell'aria aumentano i rischi di ipossia (mancanza di ossigeno al cervello) tanto che il pilota ha testato anche due sistemi di respirazione artificiale, uno primario ed uno di soccorso, quello che in caso di necessità gli permette di scendere velocemente a quote più vivibili.
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